ADA - Progetto per gli atleti eritrei diversamente abili
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Stato: da realizzare
Le persone disabili hanno gli stessi diritti fondamentali degli altri cittadini. Il primo articolo della Dichiarazione Universale sui Diritti Umani afferma: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. Per raggiungere questa meta, tutte le comunità devono celebrare la diversità nell’ambito della loro comunità, e assicurarsi che le persone disabili possano godere di tutti i tipi di diritti umani: civili, sociali, politici, economici 2 Progetto ADA e culturali riconosciuti dalle varie Convenzioni internazionali, dal Trattato dell'Unione Europea e dalle varie Costituzioni nazionali. I disabili rivendicano le stesse opportunità di accesso alle risorse sociali, come il lavoro, l'educazione scolastica e professionale, la formazione alle nuove tecnologie, i servizi sociali e sanitari, lo sport e il tempo libero, ed ai prodotti e beni di consumo (Dichiarazione di Madrid, 2003). In un paese di regime militare come l’Eritrea, non è possibile parlare di convenzioni internazionali o di diritti, ma questo non impedisce agli attori della società civile di migliorare le condizioni di vita dei gruppi vulnerabili.
Stato: da realizzare
Obiettivo del progetto è ampliare le possibilità per i giovani diversamente abili eritrei di intraprendere
Un percorso di inclusione sociale e culturale attraverso la pratica dello sport.
Il progetto mira, a migliorare le metodiche di allenamento con l’invio di ausili necessari all’allenamento, e mira a una crescita funzionale dell’atleta diversamente abile e del team medico dedicato alla sua cura.
La pratica dello sport rappresenterà’ un’opportunità anche occupazionale per i giovani diversamente abili in quanto potranno intraprendere i percorsi paraolimpici.
Le discipline che sosterrà questo progetto riguarderanno l’atletica, la palla canestro, il tennis da tavolo, il tiro con l’arco, la scherma .
Attraverso il potenziamento dell’attuale Centro di Medicina dello Sport, questo andrà a svolgere un ruolo di Community Hub Sportiva, luogo di aggregazione sportivo culturale per i diversamente abili di Asmara.
Il progetto tende a contribuire alla formazione di medici e allenatori locali a tecniche mediche e psicologiche in uso in occidente per sviluppare al meglio le capacità sportive e relazionali dei giovani con disabilità: questo permetterà di facilitare l’accesso del giovane alla carriera professionale sportiva.
Un percorso di inclusione sociale e culturale attraverso la pratica dello sport.
Il progetto mira, a migliorare le metodiche di allenamento con l’invio di ausili necessari all’allenamento, e mira a una crescita funzionale dell’atleta diversamente abile e del team medico dedicato alla sua cura.
La pratica dello sport rappresenterà’ un’opportunità anche occupazionale per i giovani diversamente abili in quanto potranno intraprendere i percorsi paraolimpici.
Le discipline che sosterrà questo progetto riguarderanno l’atletica, la palla canestro, il tennis da tavolo, il tiro con l’arco, la scherma .
Attraverso il potenziamento dell’attuale Centro di Medicina dello Sport, questo andrà a svolgere un ruolo di Community Hub Sportiva, luogo di aggregazione sportivo culturale per i diversamente abili di Asmara.
Il progetto tende a contribuire alla formazione di medici e allenatori locali a tecniche mediche e psicologiche in uso in occidente per sviluppare al meglio le capacità sportive e relazionali dei giovani con disabilità: questo permetterà di facilitare l’accesso del giovane alla carriera professionale sportiva.
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Descrizione del progetto
Le persone disabili hanno gli stessi diritti fondamentali degli altri cittadini. Il primo articolo della Dichiarazione Universale sui Diritti Umani afferma: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. Per raggiungere questa meta, tutte le comunità devono celebrare la diversità nell’ambito della loro comunità, e assicurarsi che le persone disabili possano godere di tutti i tipi di diritti umani: civili, sociali, politici, economici 2 Progetto ADA e culturali riconosciuti dalle varie Convenzioni internazionali, dal Trattato dell'Unione Europea e dalle varie Costituzioni nazionali. I disabili rivendicano le stesse opportunità di accesso alle risorse sociali, come il lavoro, l'educazione scolastica e professionale, la formazione alle nuove tecnologie, i servizi sociali e sanitari, lo sport e il tempo libero, ed ai prodotti e beni di consumo (Dichiarazione di Madrid, 2003). In un paese di regime militare come l’Eritrea, non è possibile parlare di convenzioni internazionali o di diritti, ma questo non impedisce agli attori della società civile di migliorare le condizioni di vita dei gruppi vulnerabili.
Il progetto ADA mira a garantire l’accesso allo sport per i giovani atleti eritrei, disabili a seguito della loro partecipazione alla vita militare del paese. L’accrescimento della pratica dello sport professionistico come opportunità̀sociale di pace e possibilità̀occupazionale per i giovani atleti eritrei con disabilità, oltre che una maggiore attenzione e garanzia verso l’assistenza sanitaria tesa a migliorare la condizione di salute degli atleti, sono gli elementi alla base del progetto proposto da ASS.ITER, in collaborazione con l’Eritrean Sport Commission ed il Comitato Paraolimpico Eritreo. Il progetto nasce dall’inaugurazione del Centro Nazionale di Medicina dello Sport in ASMARA, nato in collaborazione e su richiesta dell’Eritrean Sport Commission e il supporto attivo di Assiter e dei suoi volontari medici e professionisti della medicina dello sport. Il progetto interverrà a supporto degli atleti disabili con un’attenzione particolare allo sviluppo di servizi sanitari rivolti al disabile, con un supporto di capacity building per lo sport paraolimpico.
Inoltre, l’ammodernamento e il miglioramento della struttura esistente del Centro di Medicina dello Sport con strumenti e metodologie innovative, farà̀ sì che il progetto diventi un vero e proprio laboratorio diagnostico di prevenzione e crescita della salute, oltre che delle qualità̀tecniche dell’atleta disabile eritreo. Questo sarà̀possibile attraverso la fornitura di moderna strumentazione medica per il Centro, l’erogazione di attività̀ formative da parte di professionisti italiani in ambito sanitario e sportivo, l’erogazione di un percorso formativo in Italia, così da permettere un trasferimento di skills rilevanti per gli operatori eritrei e garantire una solida sostenibilità futura a medio e lungo termine. Inoltre, il progetto attuerà una attività̀ costante di screening verso gli atleti disabili e le verifiche finali di acquisizione delle competenze.
Contesto di riferimento
Il progetto si inserisce nel tessuto geografico e sociale dell'Eritrea, nazione dell'Africa nel corno orientale, confinante con l'Etiopia, la Somalia, il Sudan e Gibuti. La sua posizione strategica di accesso al Mar Rosso ne è stata motivo di conflitti bellici, risoltisi solamente di recente con la pace tra Eritrea ed Etiopia, a volte interrotta da inasprimenti nella regione del Tigray, come recentemente accaduto. L’azione progettuale si svilupperà nella Regione Makeel, precisamente nella capitale Asmara. La Regione è situata sull'altopiano della capitale eritrea, ed è la zona con presenza di maggiori sportivi, dovuto alle infrastrutture esistenti. Asmara è infatti dotata di uno Stadio Centrale con campo da gioco e pista d'atletica che ne costituisce il luogo di incontro principale per gli sportivi. All'interno dello Stadio è stato realizzato il primo Centro di Medicina dello Sport, voluto da ASS.ITER, il cui sviluppo è l’output atteso in questa proposta di progetto. Asmara, a parte lo Stadio, non presenta molte strutture sportive, limitando le possibilità di aggregazione giovanile sportiva. Dal punto di vista sanitario, invece, al di là del Centro di Medicina dello Sport realizzato da ASS.ITER, non sono presenti strutture che consentono la realizzazione di campagne di screening o prevenzione sugli atleti disabili e non sono presenti capacità professionali né strutturali per garantire l’accesso allo sport per i disabili, quando lo sport risulta essere uno strumento di forte coesione sociale e di rivincita per i disabili. La condizione geopolitica locale non permette un investimento strutturato a favore dello Sport, nonostante i diversi campioni olimpici dell’atletica presenti nel paese. Lo sport vive una condizione di sotto-espressione, in conseguenza ad una povertà̀strutturale che influisce sulle condizioni di salute degli atleti e sulle capacità di garantire un adeguato servizio di medicina sportiva. La "migrazione sportiva" è il fenomeno che vede di conseguenza molti giovani abbandonare l'Eritrea in cerca di cure e fortuna in occidente. La pandemia mondiale di Covid- 19 ha acuito questa situazione. Gli spazi di aggregazione si sono ridotti per mesi, rischiando di minare il ruolo dello sport non solo in termini aggregativi e sociali, ma soprattutto per il favorire 3 Progetto ADA lo sviluppo lavorativo. Inoltre, nell’ambito della disabilità, sono recenti i passi dell’Eritrea verso una totale uguaglianza di accesso ai servizi. Problemi che portano malessere, e non generano sviluppo. Nello specifico, attraverso il supporto dell'Eritrean Culture and Sport Commission e con il nascituro Comitato Paraolimpico Eritreo, sono stati analizzati i problemi principali legati alla salute degli atleti con disabilità. L'atleta con disabilità presenta problematiche similari ma connesse, soprattutto, al suo stare in carrozzina. La maggior parte delle disabilità che accedono alla pratica sportiva, infatti, sono legate a disabilità fisiche da menomazione dovute alla guerra. Sono infatti diversi anche i danni psicologici e sociali che ne conseguono. In Eritrea si stima che siano circa 10.000 i giovani con disabilità, tra cui molte disabilità fisiche dovute alla guerra, ai recenti conflitti con l’Etiopia e ai campi minati. Il servizio militare, infatti, non ha conclusione nella vita del cittadino eritreo, che può essere richiamato alle armi in qualsiasi momento della sua vita, senza possibilità di rinunciare alla vita militare. Queste disabilità vengono supportate e garantite nei servizi di cui necessitano attraverso una National Disability Policy che, con l’ausilio di 4 associazioni eritree di categoria, monitora l’accesso ai diritti dei disabili. Da qui l’obiettivo principale di rendere accessibile per tutti i disabili lo sport in Eritrea. A seguito del lockdown da COVID-19 che anche in Eritrea ha imposto la chiusura di molte attività, economiche e sociali, sono molte le realtà sportive che hanno subito una chiusura totale. Questo a discapito delle giovani generazioni. Sono pochi gli spazi di aggregazione per i giovani nella capitale Eritrea, e tra questispiccano i luoghi dove fare sport, le strade dove praticare il ciclismo, gli spazi sportivi delle scuole e dei luoghi religiosi. Inoltre, in Eritrea non esistono associazioni sportive che si occupano della promozione e della crescita dei giovani con disabilità. La disabilità viene vista ancora come un ostacolo insormontabile per condurre una vita normale e i portatori di handicap hanno maggiori difficoltà a compiere gesti e attività quotidiane. Molti disabili sono stati formati come allenatori dei normodotati, ma è ancora lungo il processo di inclusione in ogni ambito del settore sportivo. Ognuna di queste problematiche è correlata con la necessità di dare inclusione e garantire la partecipazione dei giovani con disabilità alla vita sociale del paese. Infine, l'aspetto sanitario è coperto da professionisti poco specializzati sull'ambito dello sport per disabili e che necessitano di continuo riaggiornamento delle competenze e riqualifica delle stesse.
L’Italia è riconosciuta a livello internazionale come punto di riferimento per le politiche di accesso dei diritti per i disabili, e la Cooperazione Italiana, di cui Assiter rappresenta l’espressione in Eritrea, ha sempre adottato un approccio inclusivo e partecipativo nelle politiche e negli interventi nel settore coinvolgendo i rappresentanti della società civile, delle istituzioni e del mondo accademico italiani.
Si stima che le persone con disabilità nel mondo sono circa il 12% della popolazione mondiale, la maggior parte dei quali viva nei Paesi in via di sviluppo e con economie in transizione. I disabili rappresentano, quindi, una porzione significativa della popolazione e hanno più probabilità di vivere in condizioni di povertà rispetto ai loro pari senza disabilità. In molti casi, la condizione di disabilità può costituire una causa di povertà impedendo la piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita economica e sociale delle loro comunità, specie se non sono disponibili infrastrutture e servizi adeguati. Nel panorama internazionale la “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, introducendo un nuovo standard internazionale legale e culturale, rappresenta un importante strumento per la promozione dei diritti umani e per il riconoscimento dei diritti di pari opportunità per tutti. La Convenzione non riconosce “nuovi” diritti alle persone con disabilità, ma ha ridefinito i diritti e i principi nel quadro dei diritti umani.
Particolare attenzione viene data, oggi, alla qualità della vita sia dalle politiche socio-sanitarie che, più specificamente, nella programmazione di progetti educativi e riabilitativi per persone diversamente abili. Ponendo come centrale questo importante e moderno concetto, non può essere sottovalutato il tempo libero che ne è un indicatore di qualità. Infatti, proprio per i positivi riflessi sulla percezione di benessere e, quindi, sulla qualità della vita esso viene considerato un ambito rilevante della vita delle persone con disabilità da valorizzare con attività gratificanti. Da diversi anni, infatti, il mondo della disabilità afferma che la dimensione del tempo libero appartiene a tutti gli effetti alla sfera dei diritti di cittadinanza e l’impossibilità a poter godere in modo positivo e partecipe delle occasioni di tempo libero offerte dal territorio è vissuto dalle persone con disabilità come una mancanza 4 Progetto ADA grave alla qualità della propria vita, una discriminazione sempre meno comprensibile e accettabile. Quando il tempo libero si trasforma in un tempo vuoto provoca un forte senso di frustrazione e impotenza. Non si tratta di affermare per legge un diritto al tempo libero e una sua improponibile standardizzazione, ma di creare le condizioni per rendere accessibili le opportunità per tutti. La possibilità di poter partecipare a proposte ricreative integrate consente, anche alle persone con grave disabilità, di poter trovare energie, stimoli e significati per affrontare positivamente i diversi problemi posti dalla vita quotidiana. Lo sport moderno, inteso secondo i canoni olimpici di De Coubertin, nasce nel XIX secolo come espressione di forza e di vigore, riferiti essenzialmente all'uomo giovane, sano e di sesso maschile. Nel XX secolo la mentalità sportiva ha progressivamente preso le distanze da questo stereotipo iniziale, per includere dapprima le donne sportive, in seguito gli atleti anziani e, infine, quelli disabili. L'inserimento di individui portatori di handicap in un contesto sportivo è un fatto relativamente recente. I primi disabili a praticare sistematicamente un'attività sportiva sono stati alcuni individui affetti da paralisi spinale traumatica. Tale attività pionieristica ebbe origine in Gran Bretagna, nell'ospedale di Stoke Mandeville (Aylesbury), non lontano da Londra, grazie all'entusiastica opera di Sir Ludwig Guttmann, neurochirurgo, direttore di quel centro di riabilitazione motoria. Il centro fu aperto il 1 febbraio 1944, durante la seconda guerra mondiale, ed i primi paraplegici a cimentarsi nelle varie discipline sportive furono giovani di ambo i sessi appartenenti alle forze armate britanniche, portatori di lesioni midollari per cause belliche. Grazie dunque allo sport, i pazienti paraplegici del Dr. Guttmann (definito da Papa Giovanni XXIII "il De Coubertin dei disabili") cominciarono a sviluppare la muscolatura delle braccia e delle spalle, raggiungendo rapidamente risultati macroscopicamente superiori a quelli della normale chinesiterapia. Inoltre lo sport, aiutando ad acquisire equilibrio ed abilità motorie nell'uso della sedia a rotelle, consentiva a questi paraplegici di servirsi più efficacemente di tale mezzo di locomozione nella normale vita di relazione. L'iniziativa del Dr. Guttmann ebbe molto successo, ed il 28 luglio 1948 si tennero i primi Giochi di Stoke Mandeville per atleti disabili, cui parteciparono sportivi handicappati ex membri delle Forze Armate britanniche. Tali attività destarono molto scalpore, medici e tecnici di tutto il mondo visitarono il centro di Stoke Mandeville per apprendere tali metodologie riabilitative. L'apoteosi del movimento sportivo per disabili si ebbe nel 1988 a Seul (Corea del Sud), con una importante manifestazione successiva alle Olimpiadi, durante la quale gareggiarono ben 3200 atleti provenienti da 65 Nazioni, al cospetto di un pubblico di 100000 persone. Altri sport si aggiungono costantemente alle prime discipline introdotte a Stoke Mandeville. Dal 1976 si svolgono i Giochi Olimpici Invernali per disabili: nel 1976 si tennero a Ornskoldsvik (Norvegia); nel 1980 a Glilo (Svezia). Inizialmente riservati ad amputati o videolesi, i Giochi Olimpici Invernali si sono aperti alla partecipazione anche di paraplegici e di cerebrolesi: gli atleti che rientrano in queste due ultime categorie gareggiano su slitta. Dal 1991 l'ISMGF ha modificato la propria denominazione che è diventata ISMWSF (International Stoke Mandeville Wheelchair Sports Federation). L’educazione fisica, l’attività motoria, i giochi e le attività ludiche mirate all’integrazione, la possibilità di avviamento alla pratica sportiva, come momento riabilitativo e di conquista di autonomia personale e di gratificazione per il miglioramento dell’autostima, sono strumenti educativi concreti ancora poco utilizzati. Si afferma, infatti, che la promozione e l’attivazione di un processo di rielaborazione delle attività motorie assume un particolare significato per le persone con disabilità, che sentono l’esigenza di potersi esprimere anche tramite le attività motorie e sportive, riconoscendo al movimento e allo sport valenze educative, formative e sociali, non limitando tali attività ad ambiti dove si svolgono esclusivamente interventi di mera riabilitazione/rieducazione o attività sportive separate solo “per i disabili”. Lo sport in Eritrea è molto sentito in Eritrea, in particolare per il calcio, il ciclismo e l’atletica, nella quale vanta diversi campioni olimpionici. La maggior parte delle strutture sportive, tuttavia, in Eritrea, sono obsolete.
L’Eritrea appartiene ai lower–income countries con un PIL, stimato, di $6.1 bln (USD) nel 2017.Il valore HDI posiziona il Paese al 167mo posto. La situazione politica continua ad essere influenzata dal conflitto con l’Etiopia del 1998-2000. La stabilità politica è determinata da un regime che mantiene saldamente il controllo del paese. L’economia è caratterizzata principalmente da un settore agricolo di sussistenza e trainata dal settore estrattivo, il paese è infatti ricco di risorse minerarie (soprattutto oro). Importanti per l’Eritrea sono 5 Progetto ADA inoltre le entrate provenienti dalle rimesse che garantiscono la sussistenza di gran parte della popolazione. Le politiche economiche varate nel corso del 2016 hanno implementato restrizioni economico-valutarie limitando ancor di più la già difficile crescita economica. Le condizioni climatiche aride e le persistenti siccità aggravano la vulnerabilità del Paese all’insicurezza alimentare. Nel 2012 UNDP ha stimato che il 50% dei bambini eritrei soffrisse di malnutrizione. Alla già precaria situazione dell’Eritrea si aggiungono le ampie zone di terreno fertile inutilizzabile a causa di mine inesplose, la carenza di valuta estera e l’altissimo tasso di disoccupazione giovanile. Per propria collocazione geografica, il Paese è attraversato dai flussi migratori dell’Africa Orientale diretti in Nord Africa ed Europa. Secondo le statistiche dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, l’UNHCR, gli eritrei sono tra i migranti più numerosi che raggiungono le coste italiane. A fine 2016, 185,500 migranti sono scappati dall’Eritrea approdando sulle coste meridionali italiane, transitati per la grande maggioranza dalla Libia.
L’Italia è impegnata in Eritrea al rilancio graduale della Cooperazione che potrebbe avvenire, compatibilmente con la disponibilità del Governo eritreo, sulla base di risorse e strumenti finanziari disponibili.
Tenuto conto della situazione del Paese e i numerosi bisogni e, alla luce di quanto indicato dalla nostra rappresentanza diplomatica in Eritrea, i possibili ambiti iniziali di intervento sono stati individuati nei settori della sanità, della nutrizione, della sicurezza alimentare, dell’acqua, dello sviluppo rurale, energetico e non ultimo la formazione e la creazione di attività generatrici di impiego e reddito.
Attraverso il trasferimento di competenze e lo scambio di buone pratiche, il progetto mira a rafforzare l’associazionismo giovanile disabile. L’Eritrea ha siglato con l’Europa il National Indicative Programme che si sofferma sullo sviluppo delle competenze dei giovani e delle loro opportunità sociali, nonché lo scopo di raggiungere anche in Eritrea gli obiettivi della Strategia Europea per i Giovani, che al punto 3 e al punto 9 hanno l’obiettivo di garantire società inclusive e spazi di partecipazione per tutti.
La crescita sportiva viene intesa come un’azione volta a sviluppare lo sport come forza trainante per l’inclusione sociale degli atleti con disabilità, promuovendo sinergie tra le federazioni paraolimpiche locali.
Il progetto, infine, si inserisce nel quadro dei principi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (CPRD) e coniuga i principi della Strategia europea per la disabilità con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. La proposta, inoltre, si basa sul modello psicosociale della salute, lanciato dall’Organizzazione Mondiale per la Salute nel 2001, che vede la disabilità come un’interazione fra la condizione di salute e i fattori ambientali e personali e propone un approccio finalizzato a creare un ambiente e un contesto che, oltre a tutelare la salute, sappia facilitare l’empowerment, il funzionamento, la partecipazione e l’autonomia delle persone con disabilità. Lo sport è un elemento trasversale, che può aiutare i giovani con disabilità a raggiungere una corretta inclusione e sviluppo. Attraverso la corretta promozione dello sport come volano di inclusione e partecipazione attiva dei giovani con disabilità. Lo Sport e la Salute, infatti, sono due elementi simbiotici. Infine, lo sport e i temi trattati dal progetto possono aiutare anche nell’avvicinamento di quella uguaglianza di genere tanto richiesta dagli Obiettivi del Millennio e dalla Strategia per l’Uguaglianza di Genere 2020 – 2025.
ADA si inserisce, inoltre, nel contesto ben più ampio del Multi Annual Indicative Programme siglato tra Unione Europea e Governo Eritreo, al fine di rafforzare l’empowerment dei giovani, accrescere le loro opportunità sociali. Il progetto favorirà l’attenzione sulla realizzazione di luoghi di aggregazione sportiva che tenga considerazione della partecipazione di giovani con disabilità e, soprattutto, che garantisca l’accesso a entrambi i sessi. La proposta di progetto favorirà, inoltre, il rafforzamento delle competenze sanitarie della specializzazione formativa sanitaria per la gestione di persone con disabilità.